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Il pensiero unico
di Ignacio
Ramonet
(gennaio 1995)
Da �Le Monde Diplomatique�, ed. it. a cura de �Il Manifesto�
Invischiati.
Cresce, nelle attuali democrazie, il numero dei cittadini liberi che si sentono
invischiati, impaniati da una specie di dottrina gelatinosa che insensibilmente
avviluppa qualsiasi ragionamento ribelle, lo inibisce, lo confonde, lo paralizza
fino a soffocarlo: il pensiero unico, il solo autorizzato da un'invisibile e
onnipresente polizia dell'opinione.
Dopo la caduta del muro di Berlino, il crollo dei regimi comunisti e la
demoralizzazione del socialismo, il nuovo Vangelo ha raggiunto un tale grado di
arroganza, di boria e di insolenza che di fronte a un simile furore ideologico
non � esagerato parlare di dogmatismo moderno.
Che cos'� il pensiero unico? E' la trasposizione in termini ideologici, che si
pretendono universali, degli interessi di un insieme di forze economiche, e
specificamente di quelle del capitale internazionale; ed � stato, per cos�
dire, formulato e definito fin dal 1944 in occasione degli accordi di Bretton
Woods.
Le sue principali fonti sono le grandi istituzioni economiche e monetarie la
Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l'Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico, l'Accordo generale sulle tariffe doganali
e sul commercio, la Commissione europea, le banche centrali ecc., che attraverso
i loro finanziamenti arruolano al servizio delle loro idee, sull'intero pianeta,
numerosi centri di ricerca, universit� e fondazioni, chiamate ad affinare e a
diffondere la buona parola.
Questo discorso anonimo viene ripreso e riprodotto dai principali organi di
informazione economica e in particolare dalle bibbie degli investitori e degli
agenti di borsa The Wall Street Journal, Financial Times, The Economist, Far
Eastern Economic Review, les Echos, l'Agenzia Reuter ecc., in buona parte di
propriet� dei grandi gruppi industriali e finanziari.
E infine, un po' dovunque, docenti di economia, giornalisti, saggisti, uomini
politici si richiamano ai principali comandamenti di queste nuove tavole della
legge, e attraverso i grandi mezzi di comunicazione di massa li ripetono a
saziet�, ben sapendo che nelle nostre societ� mediatizzate la ripetizione
equivale alla dimostrazione.
Il fondamento del pensiero unico � il concetto del primato dell'economia sulla
politica, tanto pi� forte in quanto un marxista distratto non lo contesterebbe.
E' in base a questo principio, ad esempio, che nel 1994 si � potuto procedere
senza alcuna opposizione di rilievo a rendere indipendente uno strumento
importantissimo nelle mani dell'esecutivo quale la Banca di Francia, che �
stata cos� posta, come si � detto, al riparo dalle vicende aleatorie della
politica.
"La Banca di Francia � indipendente, apolitica e al disopra delle
parti" afferma infatti il suo governatore, Jean-Claude Trichet, il quale
tuttavia aggiunge: "Noi chiediamo la riduzione del deficit pubblico (e)
perseguiamo una strategia di stabilit� monetaria".
Come se questi due obiettivi non fossero politici! All'economia si riserva il
posto di comando in nome di un realismo e di un pragmatismo di cui Alain Minc ha
dato la seguente formulazione: "Il capitalismo non pu� crollare, � lo
stato naturale della societ�. La democrazia non � lo stato naturale della
societ�. Il mercato lo �". Un'economia ovviamente sbarazzata
dall'ostacolo del sociale, considerato come una sorta di patetica ganga la cui
pesantezza sarebbe causa di regresso e di crisi.
Gli altri concetti chiave del pensiero unico sono ben noti.
Il mercato, idolo la cui mano invisibile corregge le asperit� e le disfunzioni
del capitalismo, e in particolare i mercati finanziari i cui segnali orientano e
determinano il movimento generale dell'economia; la concorrenza e la
competitivit� che stimolano e dinamizzano le imprese, conducendole a una
permanente e benefica modernizzazione; il libero scambio illimitato, fattore di
sviluppo ininterrotto del commercio e quindi delle societ� la mondializzazione
sia della produzione manifatturiera che dei flussi finanziari; la divisione
internazionale del lavoro che modera le rivendicazioni sindacali e abbassa il
costo del lavoro; la moneta forte, fattore di stabilit� la deregulation, la
privatizzazione, la liberalizzazione, ecc.
Sempre meno Stato, un arbitrato costante in favore dei redditi da capitale e a
scapito di quelli da lavoro. E l'indifferenza nei riguardi dei costi ecologici.
La ripetizione incessante di questo catechismo attraverso tutti i media e da
parte di quasi tutti gli uomini politici di destra e di sinistra gli conferisce
una tale forza di intimidazione da soffocare qualsiasi tentativo di riflessione
libera, e rende assai difficile la resistenza contro questo nuovo oscurantismo.
Si � quasi portati a pensare che i 17,4 milioni di disoccupati europei, il
disastro urbano, la precarizzazione generale, la corruzione, la tensione nelle
periferie delle citt�, il saccheggio ecologico, il ritorno dei razzismi, degli
integralismi e degli estremismi religiosi, la marea degli esclusi non siano
altro che miraggi, colpevoli allucinazioni in grave discordanza con questo
migliore dei mondi, edificato dal pensiero unico per le nostre coscienze
anestetizzate.